Competitività e innovazione: il ruolo dell’industria biomedicale in Italia
La spiccata propensione a innovare delle imprese di dispositivi medici, dimostrata dal 6,2% del fatturato investito in R&I, ha trovato terreno fertile in Piemonte, dove sono presenti il 33% delle start-up del settore e il 90% di queste risulta incubato in parchi scientifici e tecnologici, di cui il territorio è ricco.
L’industria della salute rappresenta un’area di specializzazione fortemente rilevante per il Piemonte, sia perché focalizzata sui bisogni della società attraverso l’esplorazione di soluzioni innovative e la creazione di nuovi mercati emergenti, sia perché può contare su asset e competenze fondamentali già diffuse nella Regione.
Questo, in sintesi, il bilancio emerso nell’ambito del convegno “Competitività e innovazione: il ruolo dell’industria biomedicale in Italia. La condivisione dei saperi per lo sviluppo tecnologico: l’esempio virtuoso del Piemonte”, organizzato da Assobiomedica in collaborazione con Confindustria Piemonte, e con il patrocinio della Regione Piemonte in occasione della Medtech week, la settimana europea di valorizzazione del settore dei dispositivi medici.
“Lo scenario territoriale è vivo – ha dichiarato Luigi Boggio, Presidente di Assobiomedica - e rappresenta un esempio virtuoso dal punto di vista della condivisione dei saperi e del trasferimento tecnologico: si investono risorse e si sviluppano progetti sul settore. E anche il più ampio scenario nazionale guarda al futuro dell’innovazione e della ricerca scientifica: sono state introdotte misure a favore delle start-up e PMI innovative e si attende un ambizioso Programma nazionale sulla ricerca (PNR). Peccato che se, da una parte, ci si sta adoperando per favorire il trasferimento delle conoscenze e la nascita di nuove start-up, purtroppo quando il processo di trasferimento sarà terminato e le giovani imprese innovative saranno pronte a entrare sul mercato, saranno costrette a fare i conti con il payback, la nuova misura che Governo e Regioni vogliono introdurre per i dispositivi medici, che costringerebbe le imprese a ripianare la quota eccedente del tetto del 4,4% della spesa in dispositivi medici registrata in ciascuna regione”.
Secondo Boggio sarebbe un controsenso creare misure a favore di start-up e PMI innovative, e dall’altra parte introdurre norme destinate a ucciderle non appena entrano sul mercato. Il criterio del payback per i dispositivi medici, che sarebbe disastroso per la qualità del Servizio sanitario nazionale, comprometterebbe quindi la permanenza stessa sul mercato di moltissime nostre aziende, vanificando tutto il lavoro che cluster e parchi tecnologici stanno facendo a favore del trasferimento tecnologico e della ricerca per migliorare la qualità delle cure e della salute dei cittadini.
21 giugno 2015