Fusioni di Comuni - Prospettive in Toscana: - Comuni + Efficienza?

Entro la fine del 2016 i Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti (3.000 nelle zone montane) dovranno gestire in forma associata le 11 funzioni fondamentali.

Quanti sono e quanto valgono i “piccoli Comuni” in Toscana? Quali sono i vantaggi con le aggregazioni comunali per i cittadini e le imprese?


In Italia ci sono 8.000 Comuni, di cui circa il 70% con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. I piccoli Comuni presentano costi maggiori, per questo il legislatore ha adottato misure con l’obiettivo di favorirne l’aggregazione.

 Così entro la fine del 2016 i Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti (3.000 nelle zone montane) dovranno gestire in forma associata le 11 funzioni fondamentali: organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; organizzazione dei servizi pubblici comunali, compreso il trasporto pubblico comunale; catasto; pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale; protezione civile e coordinamento dei primi soccorsi; raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti urbani; progettazione e gestione dei servizi sociali ed erogazione delle prestazioni; edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; polizia locale; servizi anagrafici ed elettorali; statistica.

IL QUADRO TOSCANO
Il 45% dei Comuni toscani ha una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, occupa il 40% della superficie regionale, vi vive l’8% della popolazione, vi opera il 9% delle imprese (32.000) e il 6% degli addetti (poco meno di 66.400). La spesa corrente dei Comuni toscani (€ 1.072 pro capite) è superiore alla media nazionale (€ 944). Anche in Toscana i piccoli Comuni “costano” di più (€ 1.190). Tra il 2010 e il 2015 i Comuni toscani hanno perso € 565milioni di trasferimenti statali (- € 151 pro capite), una contrazione del 58% rispetto al 2010 (Italia -52%).

La Regione Toscana ha individuato 33 Ambiti di dimensione territoriale adeguata, che costituiscono la “griglia” di base per i 98 Comuni toscani obbligati alla gestione associata delle funzioni (LR n. 98/2011); la maggior parte sono in provincia di Siena, Pisa e Arezzo. La Toscana è al sesto posto in Italia per quota di Comuni coinvolti nelle Unioni di Comuni (52%); le 23 Unioni raccolgono complessivamente 146 Comuni e il 24% della popolazione.

Molti Comuni stanno prendendo in considerazione la fusione, per semplificare i processi decisionali, ridurre le spese, razionalizzare i servizi e intercettare contributi rilevanti: al nuovo Comune verrà erogato, per 10 anni, un contributo pari al 40% dei trasferimenti statali del 2010 e dalla Regione Toscana a ogni Comune originario per 5 anni un contributo di € 250.000. Tra il 2013 e il 2015 in Toscana si sono conclusi con esito positivo 9 processi di fusione che hanno interessato 18 Comuni (Figline e Incisa Valdarno, Castelfranco Piandiscò, Fabbriche di Vergemoli, Scarperia e San Piero, Casciana Terme Lari, Crespina Lorenzana, Pratovecchio Stia, Sillano Giuncugnano, Abetone Cutigliano). Tuttavia ai referendum ne sono stati bocciati 8 per il timore di perdere l’identità locale e di non avere più la possibilità di avere i servizi “sotto casa”.

I POSSIBILI VANTAGGI PER CITTADINI E IMPRESE CON LE AGGREGAZIONI COMUNALI
 Le aggregazioni comunali, e in prospettiva le fusioni, possono rappresentare una soluzione per fronteggiare la riduzione di risorse dei Comuni e incentivare lo sviluppo economico locale. Per quantificare i possibili vantaggi derivanti dalle fusioni, CNA Toscana ha “disegnato” 33 ipotetiche aggregazioni territoriali, dando priorità ai Comuni obbligati alla gestione associata e cercando una dimensione demografica significativa (almeno 10.000 abitanti).
Queste 33 aggregazioni possono essere suddivise in quattro gruppi: Aggregazioni di tipo A – quelle in cui, grazie alla gestione associata dei servizi comunali e all’aumento di efficienza, la spesa corrente potrebbe ridursi del 16%.

Sono 10 aggregazioni, che coinvolgono complessivamente 25 Comuni e 120.000 abitanti. Nell’ipotesi di fusione, queste 10 aggregazioni potrebbero beneficiare di incentivi statali pari a € 11 milioni per 10 anni: con un solo anno di incentivi sarebbe possibile recuperare il 63% dei trasferimenti tagliati tra il 2010 e il 2015. Considerando sia gli incentivi sia i possibili risparmi di spesa a regime (stimati in 20,8 milioni), il vantaggio nell’ipotesi di fusione ammonterebbe a € 31,8 milioni, tale da consentire teoricamente un taglio della pressione fiscale comunale del 26% oppure, in alternativa, una crescita degli investimenti del 262%.

Aggregazioni di tipo B – cioè quelle in cui l’attuale livello di spesa è già inferiore al valore medio: 8 aggregazioni, che comprendono 24 Comuni e 133.000 abitanti. Se questi Comuni decidessero di optare per la fusione, potrebbero beneficiare di incentivi statali pari a € 9,7 milioni all’anno per 10 anni: una sola annualità di incentivi coprirebbe il 54% dei trasferimenti persi nell’ultimo quinquennio; sarebbe così possibile tagliare dell’8% la pressione fiscale oppure incrementare del 61% la spesa per investimenti.

Nuovi Comuni – i Comuni che hanno da poco approvato la fusione o stanno per affrontare il referendum: 4 aggregazioni che coinvolgono 8 Comuni e 22.000 abitanti. Con la fusione arriverebbero € 2,1 milioni di incentivi statali per 10 anni; una sola tranche di incentivi riuscirebbe a coprire il 67% di quanto perso in trasferimenti statali dal 2010. Queste risorse permetterebbero la riduzione della pressione fiscale dell’11% oppure l’aumento della spesa per investimenti dell’89%.

Unioni piccole –è stato ipotizzato un processo di fusione solo per le Unioni fino a 20.000 abitanti: 11 Unioni di 43 Comuni e 147.000 abitanti.
Nell’ipotesi di “trasformazione” di queste Unioni in nuovi Comuni, gli incentivi statali sarebbero € 15 milioni e sarebbe possibile una decurtazione del 14% della pressione fiscale o, in alternativa, l’incremento del 55% degli investimenti comunali.

VALORE COMPLESSIVO DEGLI INCENTIVI
Il valore complessivo degli incentivi per la fusione in Toscana sarebbe di € 37,9 milioni. Considerando anche i risparmi nella gestione dei servizi ottenibili nel medio-lungo periodo, il beneficio salirebbe fino a € 58,7 milioni: grazie alla fusione, ciascuna aggregazione comunale della Toscana disporrebbe mediamente di € 1,8 milioni, che equivalgono a € 587.000 per Comune e a € 139 per abitante.

(risultati della ricerca a cura di CNA Toscana)