Mercato del lavoro in Lombardia, nel 2015 inversione di tendenza

Quello lombardo è un mercato del lavoro che ha subito gli effetti della lunga crisi ma che, nonostante ciò, mostra una notevole resilienza e vitalità. La IX edizione dello studio ‘Il Mercato del Lavoro in Lombardia’ di Confindustria Lombardia evidenzia, per il 2015, un contesto che ha ritrovato dinamismo nei flussi in entrata, con il calo dopo 7 anni del tasso di disoccupazione (7,9%), un saldo occupazionale positivo rispetto al 2014 (+128mila unità) e il crollo del ricorso alla CIG.


Nel 2015, inoltre, le assunzioni complessivamente realizzate in Lombardia sono state pari a 1,1 milioni, quasi 145 mila in più di quelle del 2014 (+14,8%): le assunzioni a tempo indeterminato sono state 364 mila (+52,0% sul 2014), in controtendenza con quanto realizzato nel 2014 (-4,7% sul 2013 - grafico 2).

 Allarma la disoccupazione giovanile: in Lombardia i giovani fra i 15 e 24 anni che vivono ai margini del mercato del lavoro sfiorano le 170.000 unità (oltre 155.000 NEET e 14mila disoccupati impegnati in corsi di formazione), più del 18% di questa fascia di età.

Il rapporto 2016, elaborato dal Centro Studi di Confindustria Lombardia su dati Istat 2015 e su un questionario al quale hanno partecipato circa 1000 imprese lombarde, si focalizza poi su orari e assenze dal lavoro:

- le ore lavorabili (mediamente 1.659 nel 2015) e quelle lavorate (1.562) crescono con la qualifica e sono invece inversamente correlate alla dimensione aziendale;
- le ore di assenza nelle imprese lombarde sono state mediamente pari a 97, con le micro imprese che registrano il numero più basso: un fenomeno non sorprendente, connesso al maggiore senso di appartenenza del dipendente che nasce dalla minore distanza gerarchica e dal rapporto diretto con il datore di lavoro ;
- la composizione delle ore di assenza per causale mostra, anche nel 2015, una netta prevalenza delle malattie non professionali (52%), con i congedi retribuiti che incidono per il 22%, gli altri permessi retribuiti per il 14%, gli infortuni sul lavoro per il 5%. Scioperi e assemblee rappresentano complessivamente il 3% ;
- i tassi di assenza sono più elevati per le donne (8,4%) rispetto agli uomini (5%): un differenziale quasi essenzialmente dovuto all’utilizzo dei congedi parentali, causale prevalentemente femminile;
- un’azienda su quattro ha fatto ricorso alla CIG. Diffusione CIG pari al 23% (26% industria, 3% servizi); incidenza CIG all’1,7% delle ore lavorabili; - quattro imprese su cinque hanno fatto ricorso allo straordinario. Diffusione straordinari pari all’82%; incidenza straordinari al 3,5% delle ore lavorabili (funzione di inquadramento e genere). In sintesi gli straordinari incidono il doppio della CIG sul totale ore lavorate (3,5% vs 1,7%).


La crisi globale ha colpito duramente un’economia fortemente incentrata sul manifatturiero come quella lombarda, con effetti su occupazione e disoccupazione solo inizialmente rimandati con un ampio ricorso agli ammortizzatori sociali, come la Cassa Integrazione Guadagni, ma successivamente manifestatisi sotto forma di forte incremento della disoccupazione (soprattutto giovanile) e diffusione del fenomeno dello “scoraggiamento”.

Il tasso di disoccupazione, che prima della crisi la Lombardia vantava tra i più bassi d’Europa, negli anni è quasi raddoppiato, salendo oltre l’8%. Per i giovani è diventato sempre più difficile trovare lavoro e, finiti gli studi, molti - scoraggiati - nemmeno lo cercano: i 15-24enni che vivono ai margini del mercato del lavoro - tra Neet (oltre 155.000) e disoccupati impegnati in corsi di formazione (14.000) - sfiorano le 170.000 unità, più del 18% della popolazione di quella fascia di età.

Se nel confronto interno il quadro lombardo ha tutto sommato retto, è in quello internazionale che ha evidenziato tutte le sue debolezze: il confronto con le aree europee assimilabili da un punto di vista economico (come Baden-Württemberg e Bayern in Germania, Cataluña in Spagna, Rhône-Alpes in Francia) evidenzia per alcuni indicatori, come il tasso di occupazione e quello di disoccupazione, un crescente gap, in particolare con le regioni tedesche.

Inoltre la partecipazione al lavoro (misurata dal tasso di attività, pari nel 2015 al 70,8%) in Lombardia continua a essere inferiore rispetto agli altri motori d‘Europa, anche a causa di una minor partecipazione femminile al mercato del lavoro.



(Fonte: Confindustria Lombardia)