Entro pochi anni ci saranno più abitazioni con accesso a Internet di quelle dotate di aria condizionata
“L’era delle emotional machine sta arrivando”, così ha scritto l’esperto di big data & analytics Bernard Marr. Immaginiamo un’applicazione dedicata al fitness che interagendo con un sistema di analisi dei cibi, con quello che analizza il contenuto del frigorifero e con il servizio di consegna della spesa a domicilio, suggerisca il miglior pasto da mettere in tavola per cena. Non è difficile intravedere i potenziali vantaggi del machine learning e dell’AI, della realtà virtuale e di quella aumentata, in grado di generare servizi che migliorano il benessere delle persone.
Secondo Juniper Networks, leader nella tecnologia a supporto di reti automatizzate, scalabili e sicure, ci
troviamo in piena Digital Cohesion, un’epoca in cui le applicazioni si
auto-gestiscono in modo sicuro, adattandosi al comportamento
dell’utente e arrivando a prevederne i bisogni. Sensori, applicazioni, cellulari, dispositivi fissi e reti sono un tutt’uno. Queste ultime diventano fondamentali: reti
così intelligenti da permettere alle applicazioni di auto-assemblarsi e
connettersi autonomamente, generando servizi che miglioreranno la vita
di tutti noi. Funzionalità di machine learning incorporate nei
chip permetteranno di aumentare enormemente l’intelligenza di tutte le
applicazioni cloud e poiché le aziende cercheranno di sfruttare questa
infrastruttura sempre più potente per guadagnare un vantaggio
competitivo, capacità di calcolo e risorse di rete saranno più
importanti che mai per il successo di un’azienda. All’inizio del 2016,
Juniper aveva previsto che l’80% delle reti aziendali avrebbe presto
adottato una qualche forma di open networking. Nell’indagine, era stato
esaminato il ruolo che le reti giocano come elemento chiave per
l’attuazione della trasformazione digitale: è emerso che l’84% dei
professionisti IT italiani ritiene che le reti aperte e intelligenti
siano un elemento cruciale per la trasformazione del business.
Senza una rete sicura, i dispositivi IoT sono solo un peso.
Per quanto l’adozione dell’Internet delle Cose da parte dei consumatori
sia ancora nelle fasi iniziali, sono molto pochi gli strumenti
disponibili chiavi in mano per gestirne la sicurezza. Perché l’Internet
delle Cose sopravviva e mantenga le sue promesse è indispensabile che le
aziende tecnologiche affrontino seriamente il tema della protezione e
offrano la possibilità di integrazione. Costruire una rete sicura è il
presupposto per poter disporre di dispositivi connessi veramente sicuri.
Città intelligenti.
Uno dei possibili effetti positivi previsti per l’IoT è che molte città
saranno connesse in modo intelligente, controllando di tutto, dalle
telecamere per il controllo del traffico alle smart grid operanti come
un unico sistema completo. Per avvicinarsi all’obiettivo, pubblico e
privati dovranno collaborare per sviluppare policy, infrastrutture e
sistemi di condivisione dei dati.
Nel
2017 inizieremo a vedere la diffusione di organizzazioni con
l’obiettivo di riunire aziende impegnate a costruire un futuro realmente
connesso. Ed ecco, quindi, che
un’altra tendenza interessante nell'era della Digital Cohesion riguarda
le partnership tra grandi aziende tecnologiche, partnership tra
“frenemy”. Col rapido progresso della tecnologia le aziende dovranno
unire le forze, anche con i loro concorrenti. Alcuni tra i principali
player tecnologici si stanno già muovendo in questa direzione, ad
esempio, la recente partnership sull’AI che vede la partecipazione di
Facebook, Google, Microsoft, Amazon e Ibm.
Maggiore collaborazione anche tra le aziende della sicurezza. Il
settore si sta lentamente avvicinando a un sistema basato sulla
collaborazione e condivisione di informazioni tra concorrenti,
necessaria per affrontare le minacce di nuova generazione ed essere un
passo più avanti dei criminali. Ciò ha fatto sì che diverse startup
della cybersicurezza stiano incontrando il favore dei finanziatori: gli
investimenti di venture capital nelle startup della cybersecurity sono,
infatti, passati da 1 miliardo di dollari nel 2010 a 2,5 miliardi nel
2014 (fonte).
I bersagli saranno i piccoli.
Più le grandi aziende rinforzano le proprie difese, più gli attacchi
saranno rivolti alle PMI. Tradizionalmente gli hacker si sono dedicati a
colpire grandi aziende, con molti dati e disponibilità economica. Ora,
però, i criminali iniziano a concentrarsi soprattutto sulle piccole imprese,
che rappresentano bersagli potenzialmente più semplici, facili da
colpire, ideali per guadagnare velocemente un po’ di denaro con effetti
che, però, possono essere devastanti. E se i firewall sono stati per
molti anni alla base della protezione delle reti, con la comparsa di
minacce sempre più sofisticate le aziende dovranno imparare a introdurre
la sicurezza - quarantene e applicazione - in ogni parte della rete.
Digital Cohesion vuol dire anche automazione. Un recente studio di McKinsey & Company
indica che meno del 5% dei lavori sarà rimpiazzato totalmente dai
computer. Un numero sempre maggiore di ripetitive attività IT verranno
automatizzate e i tecnici avranno il tempo per dedicarsi a iniziative
più strategiche, capaci di migliorare la competitività, aumentare
l’efficienza e in ultima analisi portare benefici al business. Non solo,
l’automazione risolverà i problemi dei dipartimenti IT. Nei
prossimi anni, con l’automazione di molte attività tecnologiche di base –
come, ad esempio, l’implementazione di nuove soluzioni - molte delle
frizioni all’interno del gruppo IT saranno eliminate consentendo allo
staff di dedicare il proprio tempo al lavoro che piace loro fare.
21 febbraio 2017