Legalità è Bellezza: Sesto Fiorentino e la rivolta dei lavoratori cinesi
Inizia a dare risultati il piano straordinario di controlli nelle aziende cinesi avviato dalla Regione Toscana a settembre 2014.
Il “mercato” non deve prevalere sulla responsabilità sociale, sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, sul rispetto dell’ambiente e delle più basilari regole di una società civile. Ne è convinto sostenitore da oltre un decennio Giuliano Secco, imprenditore artigiano, terzista del comparto moda trevigiano e attuale Presidente nazionale e regionale veneto dell’abbigliamento di Confartigianato che, alla luce dei gravi fatti a Osmannoro, area industriale nel comune di Sesto Fiorentino, al confine con il capoluogo toscano, da tempo zona ad alta densità di laboratori e piccole aziende cinesi, commenta: “ci hanno sbattuto in faccia per anni che la “regola del mercato” è far costare poco le lavorazioni ora però, a poco meno di due anni dall’avvio del piano straordinario di controlli nelle aziende cinesi di Prato e dell'area vasta (Firenze- Empoli-Pistoia), decisi dalla Regione Toscana dopo l'incendio alla fabbrica-dormitorio "Teresa Moda" (che uccise nel sonno sette operai che lì lavoravano, mangiavano e riposavano), l’intensificazione e la regolarità delle verifiche sul campo , a quanto pare hanno fatto “saltare i “E’ la legalità bellezza” -afferma Secco-. Abbiamo sempre sostenuto che la concorrenza non ci spaventa, se leale. Per questo plaudiamo al progetto di Regione Toscana che ha assunto allo scopo 50 nuovi tecnici della prevenzione nell'Asl pratese grazie ai quali conta di controllare in tre anni a tappeto le oltre 7mila700 aziende a conduzione cinese operanti nelle province interessate. Una esperienza che a nostro avviso dovrebbe essere replicata come minimo nelle regioni ad alto tasso di imprenditoria cinese come Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna”.
A quanto risulta da fonti locali la “rivolta” è partita proprio da un controllo, uno di quelli effettuati per verificare la sicurezza nelle ditte, che ha scatenato tafferugli con le forze dell'ordine. C'è stata anche una carica contro oltre 300 persone che via via si erano radunate in piazza. Un gruppo di cinesi si è poi barricato per un'ora in uno dei capannoni, facendo "prigionieri" anche quattro mezzi di soccorso e due gazzelle dei carabinieri, rimaste bloccati nel piazzale dell'immobile a causa dei cancelli chiusi. Il bilancio parla di un ferito e un contuso da entrambe le parti, nessuno grave. Portato in ospedale pure un bimbo di 10 mesi, per precauzione.
“Non voglio entrare nel merito di colpe e comportamenti -conclude Secco- ma una cosa è certa. Nel progetto di Regione Toscana non c’è solo la repressione ma il tentativo -nella fermezza delle regole- di facilitare l'emersione delle aziende cinesi di quelle aree – che va bene ricordarlo, hanno creato un distretto illegale dell'abbigliamento low cost da 2 miliardi di euro di fatturato, per almeno il 50% in nero-. La Regione ha infatti lanciato anche un "Patto fiduciario per la sicurezza": chi firmerà il patto, accettando «l'identificazione del vero titolare dell'azienda e l'individuazione di un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza», sarà tra gli ultimi ad essere controllato dagli ispettori.
Nessuna discriminazione quindi ma la consapevolezza che quando un problema c’è, va Il Veneto è oggi la terza regione in Italia per presenza di imprenditori di etnia Cinese dietro a Lombardia e Toscana. 7.525 partite iva che sono cresciute dal 2009 al 2014 del 40,5%. Variazione seconda solo a quella registrata in Lombardia +49,2%.
La Provincia di Padova in particolare è la più colpita con 2.131 aziende condotte da cinesi, seguita da Venezia (1.558), Treviso (1.157) e Verona (1.024). Rovigo, a prima vista, non sembrerebbe nemmeno il territorio più colpito. Con 817 aziende condotte da cinesi, è al 5 posto. Ma qui si trova la maggiore incidenza –ben il 31,3%- dei cinesi sul totale degli stranieri. A livello nazionale Rovigo si posizione al 17esimo posto nel ranking provinciale per numero assoluto.
Ma l’etnia cinese di cosa si occupa in Veneto? La maggior parte, bel il 33,1% pari a 2.493 imprese –a differenza di quanto accade nella media italiana- si occupano di attività manifatturiere e nello specifico di quelle legate alla moda (tessile abbigliamento calzature e pelli).