Per CNA l'Umbria è una regione resistente e in ripresa

Mettere sotto la lente il sistema Umbria e le sue performance negli anni della crisi per capire da dove ricominciare per agganciare la ripresa. A partire dal ruolo giocato dalla piccola e media impresa.
Nasce da questa esigenza la ricerca che Cna Umbria, in collaborazione con il centro studi “Sintesi”, ha condotto sulle caratteristiche del sistema regionale e sulle sue reazioni alla recessione.


A finire sotto esame non solo il sistema economico ma anche il tessuto sociale, il sistema sanitario, quello dell'istruzione, le politiche ambientali, l'amministrazione pubblica e altro ancora. Risultato? L'Umbria è una regione “resistente”. Molto più di altre.

Secondo Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria, la ricerca conferma che la spina dorsale di questa regione è rappresentata dalle piccole e medie imprese, e questo è vero soprattutto in termini occupazionali se i suoi addetti corrispondono all'82% degli occupati umbri. Fra queste imprese alcune filiere produttive si sono rivelate la vera risorsa della regione anche in termini di performance.

Dai dati emerge infatti che, soprattutto negli anni della crisi, le filiere del tessile nel Perugino e della meccanica di precisione a Foligno hanno registrato trend di crescita eccezionali. Non solo: un ruolo importante per la tenuta del sistema lo hanno giocato anche migliaia di imprese “resistenti”, che si aggiungono a quelle comunemente definite eccellenti di cui si parla sempre. Sono imprese che operano nei settori più disparati, edilizia compresa, che in questi anni sono riuscite a crescere (+ 24% del fatturato durante la crisi) contenendo i costi, differenziando i prodotti e diversificando i mercati di sbocco.
È per questo che il Pil dell'Umbria sembra stia invertendo la rotta già in questi primi mesi del 2015.

Per Alberto Cestari, del centro studi Sintesi, il tessuto sociale tiene, con l'Umbria che è superata solo dal Trentino nel grado di soddisfazione nelle relazioni familiari e un'assistenza agli anziani appena sotto a quella emiliana.

Bene anche l'istruzione, dove la regione risulta ai vertici per laureati e formazione. Se si aggiungono un sistema sanitario con i conti in ordine e un'Amministrazione pubblica che, con i suoi 412 € procapite, appare poco indebitata rispetto agli 869 euro della media nazionale, ne emerge una regione che, nel suo complesso, ha resistito e resiste. Tant'è che l'indice di competitività della regione è addirittura cresciuto durante la crisi, portando l'Umbria, solo nell'ultimo anno, a passare dal 181° al 167° posto della graduatoria, un balzo di ben 14 posizioni.