Roadmap per la riduzione dei gas serra? Verso la C.O.P. n°21

Lunedì 3 agosto 2015 Barack Obama ha presentato il primo vero piano strategico degli stati uniti per fronteggiare il problema del cambiamento climatico. Il suo programma (Clean Power plan) si prefigge l’obiettivo di ridurre del circa il 30% la quantità di energia elettrica prodotta dalle centrali a carbone sostituendola con quella prodotta da fonti rinnovabili. Lo scopo sarebbe la riduzione, entro il 2030, di oltre 87 milioni di tonnellate del gas serra emesso nell’atmosfera.

Il dato importante, al di là dei numeri, è la presa di posizione degli Stati Uniti nei confronti del riscaldamento globale e la sua ferma decisione di  ricorrere alle fonti rinnovabili, proclamandosi ancora una volta Stato Guida nel mondo, sebbene con un certo ritardo. Non dimentichiamo infatti che il cambio di marcia degli USA riguardo la questione emissione gas serra e dunque il loro “sì” deciso nei confronti delle “energie pulite”, avviene dopo numerose resistenze alla richiesta di firmare la ratifica del protocollo di Kyoto nella 3rd Conference of Parties (C.O.P. 3) del 1997.

Fino ad ora solo l’Europa ha risposto in maniera significativa al problema testandosi come capofila del “progetto, ma da sola ovviamente non può far fronte ad una condizione che interessa e coinvolge tutti i paesi del mondo. Al summit di Bonn tenutosi questo settembre si profila inoltre la possibilità che a far da padroni saranno i forti interessi economici in gioco, in quanto la politica di riduzione delle emissioni dei gas-serra, insieme alla creazione di un fondo a favore dei paesi in via di sviluppo, comporterebbe una perdita economica di circa 100 miliardi di dollari entro il 2020. Con queste premesse quindi si corre il rischio che la C.O.P. n.21 in sede a Parigi a Dicembre 2015 possa essere sede di un teatrino di buone intenzioni che con ogni probabilità non comporteranno alcun aggiustamento della Roadmap per la riduzione dei gas-serra.

Ma cosa si intende per Roadmap per la riduzione dei gas serra? Gli incontri annuali che si svolgono dal 1997 (Summit Terra di RIO) costituiscono sede di negoziazioni e accordi tra gli stati (195 membri ) per ridurre l’emissione dei gas-serra secondo precise tappe e secondo un modello economico sostenibile.

Tra i principali gas responsabili dell’effetto serra, l’anidride carbonica (CO2) si posiziona al primo posto (55%). Pertanto l‘obiettivo principale della Roadmap consiste nel mantenere il quantitativo di anidride carbonica emesso in atmosfera al di sotto dei 450 ppm e quindi nello scongiurare l’atteso aumento medio globale della temperatura terrestre di 2°C, il tutto entro il 2050. Favorire questa condizione consentirà di contenere per quanto possibile i danni che sono già in atto.

All’inizio del secolo scorso la concentrazione di anidride carbonica era prossima alle 300 ppm. Dati alla mano, al momento il tasso di crescita dell’anidride carbonica nell’aria è poco più di 2 ppm per anno e il valore è comunque in crescita continua. Considerando gli ultimi cento anni di storia, l’aumento medio della temperatura terrestre è arrivato a quasi 1° centigrado (0.8 °C). Gli effetti sono visibili a tutti e certo non sono trascurabili. Per registrare questi dati esiste una vasta rete di monitoraggio, costituita da un network di strumentazioni sparse per tutto il mondo tra laboratori fissi, (Manua Loa Observatory  - N.O.A.A ) Rover, aerei e centri meteorologici che confermano oramai che la concentrazione della sola anidride carbonica in atmosfera è arrivata in media a 400 ppm.

Il 05 giugno 2015 in occasione della giornata mondiale dell’Ambiente, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, misurata dal Centro Aeronautica Militare di Montagna (C.A.M.M.) presso la vetta del Monte Cimone (2165 m.s.l.m.), ha confermato il trend delle altre stazioni mondiali. Nel 2014 è stata registrata una media annuale di 399.50 ppm, nel 2012 di 393.53 ppm e nel 2011 di 392.46 ppm. Da quando il Centro misura la CO2 al Cimone, ossia dal marzo 1979, dunque, è stato osservato un aumento costante pari in media a 1.77 parti per milione per anno. Ciò conferma il trend mondiale di 2.11 ppm all’anno.


Alcune note tecniche

Ma perché questi gas innalzano la temperatura dell’atmosfera terrestre?

Possiamo pensare ai gas serra come a dei recipienti, ognuno con una propria capacità (“capacità serra” o GW, Potential Green House) dovuta essenzialmente alla loro struttura molecolare. Più la struttura molecolare è asimmetrica, più aumenta la capacità del recipiente di trattenere calore. L’insieme di queste molecole piene  di “calore” a differente concentrazione, genera aree con forti variazioni di temperatura, responsabili di  fronti di aria carichi di energia che danno origine a fenomeni atmosferici fuori scala. Il persistere di tali condizioni in determinate aree geografiche modifica l’ambiente mutando il clima locale  in modo permanente fino ad arrivare ad un nuovo equilibrio. 

Da queste implicazione ambientali dipendono implicazioni sociali che trasformano i nostri usi, abitudini, costumi e standard di vita (si pensi a fenomeni come le migrazioni o le guerre). E’ importante capire quanto è significativo l’insieme delle nostre azioni nei confronti di una problematica così rilevante come quella dell’ambiente. Comprendere che siamo attori importanti e protagonisti di trasformazioni come questa e che l’equilibrio climatico è condizionato dal nostro comportamento ambientale è vitale per noi stessi, per i nostri figli e per il futuro delle prossime generazioni. A mettere un freno a tutto questo possiamo essere solo noi, con le nostre scelte o con i giusti atteggiamenti, senza mai dimenticare che stiamo combattendo una vera e propria guerra per la sopravvivenza, quindi dovremmo adottare le giuste strategie per vincerla.


Ing. Simone Raneri

Energy Broker